BEACON

I campi di applicazione possono essere molteplici e limitati soltanto dall’uso della fantasia di chi dovrà andarli ad applicare in contesti reali.

Ancora quasi sconosciuto in Italia, il Beacon (traducibile con Faro) è un dispositivo a bassa componente tecnologica che trasmette un semplice messaggio alfanumerico per App mobili specifiche che riescano a leggerlo. Un sistema semplice ma col quale si potrebbero creare molteplici applicazioni territoriali (quindi ristrette in un ambiente circoscritto) a scopi di marketing, di informazione, di localizzazione e di realtà aumentata. I campi di applicazione dei Beacon possono essere molteplici e limitati soltanto dall'uso della fantasia di chi dovrà andarli ad applicare in contesti reali.

Un esempio pratico che può aiutare a capire il potenziale di questo strumento potrebbe essere quello di un negozio di abbigliamento che per ogni capo esposto in vetrina ha associato un Beacon. Passando davanti alla vetrina, un potenziale cliente con uno smartphone sul quale è installata l’applicazione specifica per quel negozio, potrebbe avere, in tempo reale, informazioni utili sull’oggetto che più gli interessa come le taglie disponibili, le altre varianti di colore o la composizione del tessuto. Informazioni che potrebbero accrescere l’interesse del passante e tramutarlo in cliente.

Tecnicamente parlando...
... un Beacon è un trasmettitore Bluetooth a basso consumo energetico (BLE), tipicamente funzionante a batteria, con un raggio di azione che va da pochi centimetri a decine di metri e senza bisogno di accoppiamento con il dispositivo ricevente. L’unico presupposto per far funzionare la comunicazione è la presenza di un’applicazione ad hoc installata sul device ricevente che sappia riconoscere quel particolare messaggio, altrimenti il Beacon non potrà fornire informazioni autonomamente e senza il consenso di chi le riceve. Le informazioni trasmesse sono esclusivamente di tipo alfanumerico, composte da un identificativo unico universale (UUID) in formato esadecimale della lunghezza di 32 caratteri, un campo Major e uno Minor entrambi numerici (da 0 a 65535). Il campo UUID è in pratica l’identificativo che l’applicazione riconoscerà o meno come messaggio diretto a lei, mentre il valore Major è l’indicazione che un determinato Beacon appartiene a un gruppo di altri dispositivi. Il valore Minor, infine, è l’identificativo del singolo Beacon. Concatenando i tre valori, si ottiene così un codice univoco che identifica ogni singolo trasmettitore e che compone il messaggio stesso che il Beacon comunicherà nell’ambiente circostante.

Esempio di configurazione
Torniamo all’esempio del negozio di abbigliamento, in questo caso l’UUID rappresenterà il negozio stesso e l’applicazione specifica riconoscerà il messaggio come indirizzato a lei. Il valore Major potrebbe essere usato per identificare un particolare manichino mentre il Minor servirà per i singoli capi. I Beacon saranno quindi tutti configurati con il medesimo UUID (del tipo AAAAAAAA-BBBB-CCCC-DDDD-EEEEEEEEEEEE), mentre dovranno essere modificati i valori Major e Minor. Il primo varierà secondo il numero dei manichini (0, 1, 2 se i manichini fossero tre) e il secondo identificherà uno specifico capo (0, 1, 2, 3 se ogni manichino indossasse quattro indumenti). Così avremmo tanti Beacon quanti sono i capi esposti e l’App si preoccuperà di riconoscere il trasmettitore che ci interessa e di recuperare le informazioni che riguardano quel particolare capo d’abbigliamento.

Applicazioni pratiche
Quello appena esaminato potrebbe essere definito come un esempio pratico di realtà aumentata ma in tanti altri contesti i Beacon potrebbero creare una rete informativa di grandissima utilità. Prendiamo in considerazione un grande spazio come potrebbe essere uno stadio, in questo caso i Beacon potrebbero essere usati per la geolocalizzazione grazie alla triangolazione di più trasmittenti (come accade per il GPS ma con maggiore precisione). Nello specifico, lo UUID rappresenterebbe la struttura stessa, il Major l’anello di competenza e il Minor il settore in cui dobbiamo recarci. Con un’applicazione specifica, il nostro smartphone potrebbe leggere il numero di posto grazie ad esempio ad un codice a barre e guidarci agevolmente verso il nostro posto per goderci l’evento.

Al momento l’utilizzo più concreto dei Beacon viene però fatto nel campo del marketing, definito gentile perchè le informazioni arrivano solo su richiesta dell’utente non avendo il Beacon possibilità di operare autonomamente. Anche nell’ambito museale i Beacon stanno trovando terreno fertile perfino in Italia, dove sono molteplici le sale espositive che già usano questa tecnologia per dare informazioni sulle opere d’arte esposte, creando così una guida multimediale e interattiva che non impone al visitatore un percorso già prestabilito ma lo segue passo a passo secondo il suo personalissimo tragitto.