INTERNET DELLE COSE

Prossimo step della rivoluzione industriale o un problema di privacy e libertà personali?

Per qualcuno sarà il prossimo step della rivoluzione industriale in atto dalla diffusione di massa di internet, per altri un serio problema riguardante la privacy e le libertà personali.
Comunque la si veda, l’Internet delle cose (o IoT da Internet of Thinks) non è un tema fantascientifico ma è già ben presente nella vita di quasi tutti noi, anche se a volte non ce ne accorgiamo oppure lo diamo per scontato. Conoscere l’argomento può comunque aiutarci sia nello sfruttare a pieno le possibilità che questa tecnologia offre a privati e imprese, sia a difenderci dal lato oscuro di oggetti sempre connessi.

Per prima cosa, si deve cercare di capire cosa si intende con Internet delle Cose dandone una piccola definizione. Si potrebbe riassumere che un oggetto, per essere definito IoT, non deve appartenere alla categoria Pc, Smatphone o Tablet ma allo stesso tempo deve essere comunque capace di comunicare autonomamente tramite internet con altri dispositivi. In altre parole, un dispositivo che appartiene all’Internet delle Cose è un oggetto che, tramite sensori, legge il mondo esterno e comunica i dati raccolti tramite la rete ad altri dispositivi IoT, oppure con server e applicazioni dedicati. La comunicazione non è però finalizzata al mero scambio di dati, ma l’elaborazione delle informazioni raccolte viene usata per attuare un’azione congrua al contesto in cui il dispositivo sta operando.
Un esempio che può chiarire il concetto può essere l’uso di un cardiofrequenzimetro da polso che, registrando e trasmettendo i dati ad un server dove vengono raccolte tutte le letture che ci riguardano e nel quale è presente la scheda riguardante il nostro allenamento, può avvisarci quando stiamo andando oltre il limite consigliato. Un’applicazione del genere potrebbe essere molto importante per chi ha problemi cardiaci ed un monitoraggio continuo unito all’analisi di dati storici in tempo reale, potrebbe non solo aumentare la qualità della vita della persona ma anche salvarla.
Non a caso il campo sanitario è uno di quelli dove si presume ci sarà il maggior sviluppo dell’Internet delle Cose nei prossimi anni, insieme a quello della mobilità, della domotica e della gestione di infrastrutture pubbliche. Sul piano produttivo, invece, i tempi per arrivare all’Industria 4.0 saranno probabilmente più lunghi per via dei notevoli investimenti che sarebbero necessari, per esempio, a creare un magazzino automatizzato che non solo tenga conto dei manufatti stoccati ma possa anche ricevere informazioni relative all’andamento di mercato di un certo bene e del prezzo delle materie prime necessarie alla produzione. In uno scenario del genere, si potrebbe così disporre di una pianificazione della produzione non solo automatizzata ma anche ottimizzata alle esigenze e alle opportunità che offre il mercato.

Se da un lato l’Internet delle Cose sembra facilitare e migliorare la vita quotidiana, immaginiamoci automobili comunicanti tra di loro che in qualche modo si accorderebbero tra loro decidendo le strade migliori per non creare traffico, il rovescio della medaglia è rappresentato dall’utilizzo dei dati raccolti dai dispositivi IoT. Se un’auto registra ogni suo percorso lasciandone traccia in qualche server, chi ha accesso a quei dati potrebbe trarne indicazioni interessanti a livello di marketing, conoscendo, ad esempio, in quali supermercati andiamo a fare la spesa e altre abitudini che potrebbero descrivere il nostro profilo di consumatori.
Un problema questo che riguarda la privacy degli utenti di oggetti IoT che al momento non è ben regolamentato da nessuna legislazione nel mondo, lasciando un’ampia zona grigia della quale potrebbero approfittarsi non solo direttori marketing senza scrupoli ma anche malintenzionati di diverso genere. Un oggetto connesso in rete, infatti, è un possibile bersaglio di cyber criminali che potrebbero accedere a dati personali utilizzandoli per azioni illegali. Venendo a conoscenza degli spostamenti di una persona o della presenza o meno in casa, queste informazioni potrebbero venire utilizzate per pianificare e realizzare furti o altri atti delinquenziali.